Priscilla ★★★

In totale contrapposizione rispetto all'istrionesco Elvis di Baz Luhrmann (frenetico nello stile e quasi supereroistico nel contenuto), Sofia Coppola scrive e dirige un biopic tutto in sottrazione per mettere in scena la vita di Priscilla Beaulieu, dal suo primo incontro con Presley nel 1959, fino al divorzio del 1973. Adottando un punto di vista femminile, ma sempre all'ombra dell'uomo sotto i riflettori, Coppola confeziona così un raffinato racconto di formazione, nel corso del quale lascia che a plasmare Priscilla siano i capricci e i desideri di Elvis, espressione di un potere patriarcale abituato a oggettificare la donna, a suo uso e consumo. Malgrado la scarsa originalità di un tema comunque caro alla contemporaneità (si pensi ai recentissimi Barbie e Povere creature!), l'inconfondibile tocco della regista conferisce la giusta profondità alla protagonista (meravigliosamente interpretata da Cailee Spaeny, Coppa Volpi a Venezia), sia nella sua trasformazione da bimba a bambola, sia nella rappresentazione cinematografica della condizione femminile: Priscilla Beaulieu ("bel luogo") viene letteralmente ridotta ad ambiente¹ e diventa a tutti gli effetti parte del mobilio di Graceland, prigione dorata di una vittima a lungo collusa, almeno fino al liberatorio finale². Da segnalare il notevole ricorso al fuori campo per la parabola di Elvis, il torpore fotografico e la scelta di brani musicali non coevi.

¹ Giulio Sangiorgio, FilmTv
² Federico Pedroni, Cineforum

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