Povere creature! ★★★

Dopo il successo de La favorita, Yorgos Lanthimos prosegue con efficacia e coerenza il percorso di commercializzazione della propria poetica, realizzando un'opera grottesca saldamente ancorata alla contemporaneità. Il binomio eros-thanatos tanto caro al regista greco viene questa volta declinato in un racconto di formazione e di emancipazione femminile, calato in una messa in scena gotica, retrofuturista e antirealistica, che, fedele alle esigenze postmoderne, rievoca gli stilemi del cinema passato (dai Classici Universal ai più recenti Gilliam, Burton e Del Toro). Malgrado alcuni evidenti limiti (come il didascalismo della scrittura nei risvolti filosofici o l'abuso della fish-eye camera), il film funziona, riuscendo a coinvolgere il grande pubblico e a stimolare letture metacinematografiche (Lanthimos come Godwin cuce i frammenti di altri corpi filmici alla sua nuova creatura, riportando in vita una salma cinematografica). Edificanti e numerosi i punti di contatto con Barbie.

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