Vivere e morire a Los Angeles ★★★½

Quattordici anni dopo Il braccio violento della legge, William Friedkin torna a riscrivere le regole del poliziesco, realizzando un cupissimo thriller metropolitano, che sfuma implacabilmente il confine tra bene e male, mettendo in scena la totale sfiducia dell'uomo nei confronti della società: se infatti il villain è un falsificatore di denaro (l'unico collante sociale del reaganesimo), il protagonista è un poliziotto infiltrato sempre al limite della legalità. Oltre allo spessore semantico, anche la confezione risulta di prim'ordine, vuoi per la fotografia iperrealista di Robby Müller, vuoi soprattutto per l'adrenalinica realizzazione di uno dei migliori inseguimenti della storia del cinema.

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