Saltburn ★★

Dopo il successo di Una donna promettente, Emerald Fennell torna a scrivere e dirigere un lungometraggio, mettendo da parte le questioni di genere e concentrandosi sul parassitismo insito nella brama di potere. Pur non brillando per originalità né sul piano contenutistico (le tematiche sono quelle de Il servo, già compiutamente riproposte dal più recente e illuminante Parasite), né su quello formale (il 4:3 è inopportuno e il simbolismo talvolta pretestuoso), il film mette in scena con compiutezza le labirintiche dinamiche utilitaristiche tessute dal protagonista, incanalando bellezza, erotismo e lotta di classe nella sofisticata tela di un gioco di potere così evidente, che avrebbe necessitato di maggiore ambiguità (in tal senso, lo spiegone finale è abbastanza irricevibile). Un godibile divertissement, modaiolo e da non prendere sul serio.

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