Enea ★★

Dopo il promettente esordio alla regia con I predatori, Pietro Castellitto torna a scrivere, dirigere ed interpretare un film ancora una volta incentrato sulla crisi della famiglia borghese e la solitudine delle nuove generazioni. I pregi, particolarmente preziosi nel mesto panorama del cinema italiano, sono essenzialmente due: la contemporaneità del prodotto (estetica prim'ancora che contenutistica) e l'efficacia del dry humour (soprattutto per le nuove generazioni). I limiti purtroppo sono molti di più: malgrado qualche buon elemento di raccordo, la sceneggiatura presenta diverse banalità; la raffinatezza visiva, oltre ad essere più sofisticata del necessario, mal si abbina alla scelta di brani musicali nazionalpopolari (Bandiera gialla, Maracaibo, Maledetta primavera) e l'ingerenza dei riferimenti cinefili (da La grande bellezza a Suburra) lascia una sgradevole sensazione di già visto, oltre la quale il film fatica a trovare un'identità precisa. Ad ogni modo, tirando le somme, si può sbandare per troppo autocompiacimento, voglia di dire e di fare i fenomeni, ma è un cinema che, se trovata la misura e una sicurezza di stile, si scoprirà ricco (e a sprazzi già lo è) e travolgente¹.

¹ Massimo Lastrucci, Cineforum

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